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La battelleria turistica Camogliese

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Par Pietro Berti

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PREMESSA

Siamo convinti che pochi, tra gli stessi camogliesi, conoscano la storia della Società Camogliese di Navigazione Golfo Paradiso, e quella più generale della battelleria turistica locale. Per questo motivo, ma anche per la nostra stessa curiosità storica, ci siamo decisi a raccogliere una serie di notizie e testimonianze che ci permettessero di arrivare a darne una stesura soddisfacente.

DALLE FELUCHE AI VAPORETTI

Camogli, già di per se affascinante per quell’odore di mare che vi si respira ancora, e che evoca gli antichi fasti della sua marineria velica, è sempre stata per sua posizione naturale una delle sedi di partenza per visitare dal mare la costiera meridionale del Monte di Portofino, offrendo già , all’atto della partenza, lo spettacolo grandioso della natura del Monte, che raggiunge il suo culmine nel seno di S. Fruttuoso, dove la bellezza essenziale dell’Abbazia dei Doria risalta come una perla preziosa tra le valve grigie di un’ostrica, offrendosi all’occhio come il risultato di una vita conquistata e conservata in mezzo all’asprezza dei pendii circostanti. Sappiamo però che la formazione di una battelleria turistica camogliese, veramente organizzata in senso moderno, con orari regolari e servizi qualificati è assai recente, anche se per iniziare la nostra storia bisogna andare ben indietro nel tempo, quando i collegamenti con le vicine frazioni di Punta Chiappa e S. Fruttuoso, ancora oggi isolate geograficamente dal mare e da disagevoli sentieri, erano improntati più a necessità di vita quotidiana che non di svago. I collegamenti erano mantenuti allora da barche d’ogni tipo e dimensione, soprattutto da traffico e da pesca, che operavano in modo occasionale. Già da allora non mancavano però alcuni viaggiatori (allora si chiamavano così i ricchi turisti) che si recavano all’Abbazia che godeva già di un’indiscussa fama. Non è un caso se in una descrizione apparsa a pagina 89 del quinto volume della collana "L’Italia", edita da Pomba nel 1838, si dice: “A Camogli si noleggia una barca per costeggiare il monte, che tutto ha il nome di Portofino”. A questo breve passo fa seguito la descrizione della traversata, che ancora oggi, pur con altri mezzi, dà sempre le stesse emozioni: “Nel bel mezzo del promontorio di Portofino, o a dir più veramente nel mezzo della sua fronte riguardante a meriggio, apresi un piciol seno, ove il monte non così ripido come i circostanti dirupi s’offre l’ornamento di qualche coltivazione. Ivi è la badia di San Fruttuoso, posta certamente nel più romito luogo che l’uom possa ideare. Esso non appresentasi di botto allo sguardo, ma una torre quadra che vagamente si leva sulla pendice, dinunzia che quel luogo è abitato. Approda finalmente la barchetta al breve lido ove un rivo di limpidissima acqua esce romoreggiando da una vasta sala sotterranea e si perde nel mare”. Ma questo era ancora un turismo d’elitè, dove pochi signori, con tanto tempo e mezzi a disposizione potevano permettersi di giungere dai posti più disparati del mondo per visitare questo seno. Generalmente chi oltre a loro frequentava la località erano i marinai delle barche di cabotaggio che fermavano a S. Fruttuoso per fare l’acquata, ossia la riserva d’acqua potabile per il loro bastimento, o per altre piccole operazioni commerciali. In questi tempi la ferrovia non era stata ancora costruita, ed i soli viaggi regolari che si compivano tra Camogli e Genova, o tra Camogli ed altre località rivierasche, erano quelli delle cosiddette feluche postali o “diligenze del mare”, che assieme alle merci ed alla posta ospitavano occasionalmente dei passeggeri costretti a muoversi per lavoro. Più avanti, e questa è una storia tutta camogliese, si sentirà parlare degli aiatti, ossia dei piccoli bastimenti di cabotaggio lunghi una decina di metri o poco più, con i quali si portavano direttamente sottobordo ai velieri camogliesi fermi a Genova le merci e le provviste caricate nei fondachi di Camogli. Queste barche erano assai comode per i marinai che dovevano prendere imbarco, e che potevano caricare sulla barca il loro bauletto dei corredi, il materassino, ed anche la cosiddetta paccottiglia, ossia un carico personale di merci non dichiarate nel manifesto doganale, che sarebbero state vendute all’estero per ricavarne un guadagno supplementare. Queste barche, che sopravissero per molti decenni anche dopo la costruzione della strada ferrata verso il 1860, portavano anche normali passeggeri e turisti verso Camogli, dando adito ad un movimento turistico ancora limitato, ma certamente in ascesa. Questi passeggeri una volta giunti a Camogli avrebbero poi affittato le solite barchette, o dei gozzi, per recarsi in gita all’abbazia dei Doria. Il primo battello a vapore, che dopo il 1860 collega Camogli con Genova, e che forse fa qualche gita a S. Fruttuoso, è una barca a ruote, il Camogli, o “Camuggi” come lo chiama Gio Bono Ferrari in “Capitani di mare e bastimenti di Liguria del secolo XIX”. Purtroppo non siamo in grado di dare altre notizie su questo battello, ma su un documento del 1882, ossia un elenco dei segnali nominativi dei bastimenti italiani, si parla di un vapore di52 tonnellate, con una macchina da 47 cavalli, denominato Camogli ed iscritto al numero 65 della matricola di Genova. Non sappiamo comunque chi ne era l’armatore e neppure se è la stessa barca indicata da Gio Bono Ferrari. In ogni caso proprio in quest’epoca la battelleria turistica ligure ha già sviluppato diverse iniziative, e nuovi vaporetti vengono costruiti appositamente per questa attività, fermo restando che a fare la parte del leone sono ancora le barche da lavoro e soprattutto i rimorchiatori, che occasionalmente, specie in concomitanza delle feste patronali, organizzano gite da Genova verso le località rivierasche. Dai borghi e dalle cittadine che contornano il Monte di Portofino parte un gran numero di gozzi e barchette che si recano a S. Fruttuoso. Di qua del Monte abbiamo Camogli e Recco, sull’altro lato Portofino, Santa Margherita e Rapallo, ed in queste due ultime località ove il turismo va sempre più organizzandosi come attività primaria e con servizi di battelleria sempre più efficienti. Camogli da parte sua, visto che le sue principali attività sono legate all’armamento velico d’altura, non pensa ancora ad organizzare servizi più qualificati per il turismo e si accontenta di trasportare i turisti con i mezzi tradizionali. Nel primo 900, come appare nel cosiddetto “Manoscritto Costa”, conservato alla biblioteca Cuneo, un vaporetto denominato Portofino fa sosta a Camogli durante il suo viaggio da Genova a Rapallo, ma in seguito la corsa viene soppressa, ed in data 9 dicembre 1906 il consigliere Chiesa si lamenta in consiglio per questo fatto. Il nostro manoscritto dice testualmente: “Il consigliere Chiesa “dice che prima d’ora il Piroscafo Portofino che fa gita da Genova a rapallo approdava nel nostro Porto e poi in seguito a divergenze ha soppresso tale approdo. Chiede quali provvedimenti la Giunta intende adottare per agevolare il commercio di passeggieri per via di mare. Risponde l’Assessore Cichero (Elia) che la Giunta avea già fatto studi per formare nell’avamporto un pontile o passerella d’imbarco e sbarco quando si verificò la soppressione alla quale non contribuì certo l’Amme. Cr.”. Anche di questa barca non abbiamo notizie che ci permettano di identificarla, ma sappiamo che intorno al 1910 sono presenti delle compagnie di navigazione, soprattutto genovesi, che gestiscono i viaggi in riviera con tappe a Camogli, a S. Fruttuoso, a Portofino e nel golfo di Rapallo.

Par Pietro Berti

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